Mamma e figlia finiscono in carcere per omicidio, ma l’opinione pubblica sembra essere dalla loro parte, nonostante i tratti drammatici dell’esecuzione. Paola Córdoba, 38 anni, è rientrata a casa (nella località argentina di José Carlos Paz) trovandosi davanti la peggiore scena per una madre e una moglie: suo marito, Alberto Elvio Naiaretti, un ex impiegato in una azienda di materiale plastico, stava cercando di abusare della loro figlia 18enne. Pochi minuti dopo, la donna stava già confessando il crimine alla polizia.
Le ferite erano tutte sull’addome dell’uomo. Gli esperti della polizia scientifica hanno cominciato a contarle. Quasi perdendo il conto. E subito, alla polizia e alla stampa, è venuto in mente un altro ‘record’ spaventoso: il caso del 1996 in cui Fabián Tablado uccise la moglie Carolina Alo con 113 pugnalate. Un record infame, così è passato alla storia nella cronaca nera argentina. Ma nel caso di oggi le pugnalate sono state ancora di più: 185. (continua dopo la foto)
Al 911, il numero nazionale di emergenza, è arrivata una chiamata che avvertiva di un ferito con arma bianca. Rapido l’intervento della polizia, ma gli agenti sul posto hanno trovato l’uomo già cadavere. E non poteva che essere così considerando il numero di volte che era stato colpito dalla moglie. Subito dopo, il personale medico lo dichiarava formalmente morto. Le ferite erano ovunque: petto, spalle, addome. (continua dopo la foto)
Ma lei, Paola, non ha negato nulla, ha subito confessato di essere stata lei a martoriare il corpo del marito. Un gesto, ha detto, spontaneo, di una madre che istintivamente ha voluto difendere sua figlia. “Come qualsiasi madre avrebbe fatto”, ha detto. La donna ha parlato di “22 anni di sofferenze”, riferendosi alla condotta di quello che avrebbe dovuto essere il suo comapgno di vita. Poi, su ciò che faceva alla figlia: “Offese continue, botte, voleva anche che si prostituisse”. (continua dopo la foto)
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La stampa argentina ha accertato che la coppia aveva già avuto problemi di violenza domestica, ma mai in quella casa si era arrivati a tanto, col padre che cercava di ‘impossessarsi’ della figlia diciottenne. E lì non ci ha visto più: è corsa in cucina, ha afferrato un coltello e ha cominciato a colpirlo. Con rabbia. Gli inquirenti, poi, hanno arrestato anche la figlia perché ritengono che abbia avuto un ruolo, seppure secondario nell’esecuzione. Un caso che sarà molto seguito dall’opinione pubblica del paese. Non va dimenticato che in Argentina il femminicidio è una piaga sociale, con numeri spaventosi.
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