Sulla base della mappa interattiva messa a punto dall’Università Johns Hopkins, il coronavirus SARS-CoV-2 ha infettato nel mondo quasi 4,4 milioni di persone e ne ha uccise poco meno di 300mila (in Italia al momento si registrano 222mila contagi e oltre 31mila morti). Questi numeri, col passare del tempo, aumenteranno inesorabilmente, anche perché in varie parti del pianeta la diffusione è ancora molto rapida, tuttavia queste cifre potrebbero diventare molto più tragiche dell’atteso, perché il patogeno potrebbe non sparire mai. A ipotizzare questa inquietante scenario è un importante rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il dottor Mike Ryan, direttore esecutivo del programma per le emergenze sanitarie dell’OMS.
Lo scienziato, intervenuto mercoledì 13 maggio in seno a un briefing sull’emergenza coronavirus tenutosi a Ginevra, ha dichiarato che il SARS-CoV-2 “potrebbe diventare un altro virus endemico nelle nostre comunità, questo virus potrebbe non scomparire mai. L’HIV non è scomparso”. “Non sto confrontando le due malattie – ha aggiunto il dottor Ryan – ma penso che sia importante essere realisti. Non credo che nessuno possa prevedere quando o se questa malattia scomparirà”. Lo scienziato non esclude questa possibilità anche nel caso in cui venisse sviluppato un vaccino efficace e sicuro, che secondo alcuni laboratori di ricerca particolarmente ottimisti potrebbe essere disponibile già nell’autunno di quest’anno. (Continua a leggere dopo la foto)
Nel mondo al momento ci sono oltre cento vaccini candidati in sperimentazione, fra i quali alcune preparazioni sono già entrate nella sperimentazione clinica (cioè sull’uomo). Ma perché secondo il dottor Ryan, pur disponendo di un vaccino, il coronavirus potrebbe non essere eradicato? Pur avendo una possibilità di eliminare il virus, sottolinea lo studioso, “quel vaccino dovrà essere disponibile, dovrà essere altamente efficace, dovrà essere reso disponibile a tutti e dovremo usarlo”. Il riferimento è al fatto che se davvero disporremo della preparazione giusta, dovrà essere essere fatto in modo che tutte le persone possano averne una dose, che le autorità sanitarie siano in grado di distribuire queste dosi e che le persone vogliano davvero prendere quel vaccino. Negli Stati Uniti, secondo un recente sondaggio, soltanto metà della popolazione compresa tra i 35 e i 44 anni prenderebbe il vaccino contro il virus, con tutto ciò che ne conseguirebbe sulla circolazione. (Continua a leggere dopo la foto)
Il potenziale vaccino dovrebbe dunque essere obbligatorio, ma la produzione di dosi per miliardi di persone è un problema logistico importante, dato che le “fabbriche” di vaccini – almeno dei tipi tradizionali – sono limitate e occupate dalle preparazioni che usiamo ogni anno. Basti pensare a quelle necessarie per contrastare la stagione influenzale, o ai vaccini obbligatori che si fanno durante l’infanzia. Come dichiarato al Financial Times da un altro scienziato dell’OMS, il professor Soumya Swaminathan, ci potrebbero volere anche 4 o 5 anni per mettere sotto controllo il coronavirus, mentre scienziati britannici ipotizzano lockdown a intermittenza fino al 2022. Nel frattempo il patogeno potrebbe mutare e diventare come i virus stagionali dell’influenza, richiedendo nuove vaccinazioni anno dopo anno. (Continua a leggere dopo la foto)
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Nel caso dovesse “stabilizzarsi”, fortunatamente, come spiegano molti virologi il patogeno dovrebbe diventare decisamente meno aggressivo. Nonostante i numeri effettivi dei contagiati ufficiali si stima siano sensibilmente inferiori a quelli reali, gli esperti ritengono che meno del 10 percento della popolazione mondiale sia stata esposta al coronavirus. Ciò significa che siamo lontanissimi dall’immunità di gregge (il cui limite inferiore è 60 percento della popolazione) e che un’ampia porzione della comunità mondiale è ancora fortemente suscettibile all’infezione. Per tutti questi motivi il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus esorta tutta l’umanità a dare il proprio contribuito per porre fine a questa catastrofica pandemia, che sta anche avendo effetti sociali ed economici senza precedenti.
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