Ha rincorso un gruppo di ragazzine all’esterno di un istituto di Cancello ed Arnone (Napoli) e ha cercato di violentarle. L’uomo, Dama Rama, 42enne di origini indiane, è stato arrestato con l’accusa di molestie sessuali su minorenni. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri della compagnia di Casal di Principe, il pedofilo avrebbe agito nei pressi dell’istituto Ugo Foscolo. Avrebbe prima inseguito le ragazzine per poi mostrare loro i genitali mimando un rapporto sessuale.
Le bambine si sarebbero molto spaventate riuscendo però a scappare in tempo dall’orco e si sono subito recate dai carabinieri per sporgere denuncia. Il responsabile è stato individuato e bloccato dai Carabinieri. Si trova rinchiuso a Santa Maria Capua Vetere e sarà processato per tentata violenza sessuale. (Continua a leggere dopo la foto)
Il 42enne indiano è stato arrestato mentre tentava di molestare un gruppo di 5 ragazzine. L’uomo è risultato incensurato e senza fissa dimora. Stando alle prime ricostruzioni, si sarebbe reso responsabile di un tentativo di stupro ai danni di un gruppo di minori di 14 anni, sventato solo dalla prontezza delle bambine che sono riuscite a mettersi in fuga nonostante lo spavento. L’uomo avrebbe approfittato dell’assenza della moglie per compiere lo stupro. (Continua a leggere dopo la foto)
Dalle indagini, che erano partite a seguito di una segnalazione in caserma e si sono concluse con le manette, è emerso che le violenze andavano avanti già da due anni. Intanto vanno avanti le indagini sullo stupro in Circumvesuviana a Napoli. C’è stata esplicita violenza e anche un’esplicita reazione: su questi due punti si fonda il ricorso in Cassazione, presentato lunedì 15 aprile dalla Procura di Napoli, avverso la decisione del Tribunale del Riesame che nelle scorse settimane ha scarcerato Alessandro Sbrescia, Raffaele Borrelli e Antonio Cozzolino. (Continua a leggere dopo la foto)
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I tre giovani di San Giorgio a Cremano (Napoli) sono accusati di violenza sessuale di gruppo ai danni di una 24enne sulla Circumvesuviana (qui avevamo ripostato la sua versione). L’istanza, firmata dal pm Cristina Curatoli e dal procuratore aggiunto, Raffaello Falcone, punta il dito, tra le altre cose, sulle divergenze emerse durante gli interrogatori in carcere.
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