Il carabiniere eroe che ha gestito il salvataggio dei ragazzini del bus dato alle fiamme

Poteva essere una strage. Potevano morire tutti i 51 bambini su quel bus a San Donato Milanese. Se non fosse stato per lui, l’appuntato scelto dei carabinieri Simone Zerbilli, capopattuglia in forza alla stazione di Segrate, 43 anni. È stato lui il primo a intervenire. Lui, Simone Zerbilli ha sventato un attentato stragista. In un’intervista al Corriere della Sera racconta quei momenti drammatici. “Abbiamo visto che davanti c’era margine per una manovra, lo abbiamo superato, ci siamo messi di traverso per chiudergli gli spazi…

Lui ha speronato una nostra pattuglia… – dice Simone Zerbilli – Ha speronato anche un camion e due macchine, continuando a invadere le corsie, ma proprio a causa degli speronamenti, il bus ha rallentato di molto la velocità, fino a fermarsi. Sono sceso dall’auto. Insieme a me, c’erano tre colleghi. Sono stati straordinari. Poi Simone Zerbilli racconta il momento del confronto con il senegalese alla guida: “Aveva accanto due studenti. Uno lo teneva stretto, sembrava lo avesse legato…”. Continua dopo la foto


Poi Simone Zerbilli continua: “Intanto, due colleghi hanno infranto i finestrini posteriori e hanno iniziato a far uscire i primi ragazzini… L’autista ha dato un’accelerata, il bus ha percorso una cinquantina di metri scontrandosi contro un’auto in coda”. Il resto è storia lieto fine. L’avvocato di fiducia dell’autista, Davide Lucchini, ha descritto il 47enne come “un uomo esasperato che non condivide le politiche restrittive in tema di immigrazione, il cui disagio è esploso con l’ultimo episodio di cronaca”. Continua dopo la foto

Ossia il no allo sbarco sulle coste siciliane di alcuni migranti. “Non ha mai dichiarato di essere vittima di razzismo – ha spiegato il legale -, lui è ateo e non ha nessun aggancio per cui si possa ipotizzare un legame col terrorismo. Voleva compiere un gesto eclatante perché crede che il tema migratorio sia sottovalutato dall’opinione pubblica, e perché come senegalese sente questo tema sulla sua pelle: quei morti in mare, mi ha detto, sono suoi fratelli”, ha aggiunto al termine dell’interrogatorio durato oltre un’ora. Continua dopo la foto

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“Durante il tragitto ha spiegato ai bambini perché stava facendo quel gesto dimostrativo che voleva concludere fermandosi all’aeroporto. E’ molto dispiaciuto che i piccoli possano aver avuto paura, visto che lui è dalla loro parte e non vuole che gli accada nulla”, ha concluso il difensore di fiducia. Nei prossimi giorni per l’autista ci sarà l’interrogatorio di garanzia.

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Pubblicato il alle ore 13:17 Ultima modifica il alle ore 13:18